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a Baggio



Ciao Roberto,
in questi giorni sei sulla bocca di tutti, ti stanno già dedicando piazze, centri sportivi e tante altre cose. Lacrime non ne hai più per quante te ne hanno fatto versare da una settimana. Domenica hai dato l’addio al calcio giocato con una riserva, che ti sta tanto a cuore: gli Europei.
Adesso non importa se a giugno starai a casa tua o per miracolo vai in Portogallo (la vicinanza di Fatima dovrebbe aiutarti), io ti scrivo lo stesso questa lettera per salutare il grande campione che sei stato.
Ma un saluto si dà a una partenza e adesso ti chiederai perché io stia facendo questo. Il fatto è che fra poco non stai partendo tu, ma la tua anima di calciatore. Sta partendo per il monte Olimpo del Calcio, dove uno Zeus in giacchetta nera fa da arbitro in partite giocate da Schiaffino, Platini, Pelè, Garrincha, Di Stefano, Charles, Maradona, Charlton, Rivera, Rummenigge. Anche se molti di questi sono ancora vivi, le loro anime di campioni sono rimaste lì, in un campo di calcio dal tappeto sempreverde che non ha bisogno di irrigazioni, in cui non si fischiano dubbi fuorigiochi, espulsioni o calci di rigore, tanto è lo spettacolo offerto. Ai suoi bordi non ci sono sponsor, trattative contrattuali, diritti televisivi, manager, procuratori, ecc. ma soltanto le gesta immortali di quello che hanno fatto questi semidei.
Sai cosa voglio dire? Secondo te cos’è rimasto qui sotto di un tal Maradona? Niente! E’ una persona normale come gli altri, anzi peggio, che nonostante fosse considerato un monumento nazionale argentino, non meriterebbe uno straccio di articolo per come è diventato “piccolo” da quando non gioca più. Adesso, dopo essere ritornato in ospedale dopo l’ultima notte brava, lo è ancor di più. Ma la sua anima, quella immortalata in tutti i documentari e almanacchi, è ancora lassù: “grande, e piena di intelligenza”.
Questo per dirti che ciò che rimarrà di te fra noi sarà quella riga sulla tua carta d’identita: Sig. Baggio Roberto, nato a Vicenza. Basta. Cioè un tranquillo signore che magari vedremo in tv, su una panchina o nello staff azzurro. Come Riva.
Già, quando era in attività anche lui era un semidio come lo sei stato tu, chi lo guardava arrivare da dietro la porta avversaria poteva avvertire il rumore dei suoi passi potenti mentre scattava per farsi trovare pronto all’appuntamento con l’oggetto del suo desiderio: una sfera di cuoio da scaraventare in porta con una potenza inaudita. Proprio per questo lo chiamavano Rombo di tuono, come il nomignolo di un Dio greco.
Roby, io una volta lo vidi scagliare uno di quei suoi palloni, ero dietro la porta del portiere avversario. Lo vidi avvicinarsi, da lontano era piccolo piccolo; man mano che si avvicinava diventava sempre più grande, sempre più grande.. e, come Achille, si sollevò da terra in una armoniosa festa di nervi e tendini, fece plastici movimenti degni dei disegni di Leonardo e infine tese la sua coscia sinistra gonfia di muscoli (e non di strane sostanze). Quello straordinario balletto si concluse con un fragore che rimbombò fin nei quartieri adiacenti lo stadio e l’impossiblità da parte del sottoscritto di vedere quel pallone viaggiare, tanto andava veloce. Commovente!.
Adesso fa il dirigente della FGCI. Già, un altro Sig. Riva Luigi da Legnago, che oggi accompagna giovanotti in azzurro, ignari di chi fosse stato veramente quell’uomo in giacca e cravatta. Ma forse è meglio così, l’anima di Gigi Riva non è a Coverciano ma all’Olimpo.
Io non ti ci vedo proprio in questa veste, in panciolle; tu che hai vissuto sempre fuori dagli schemi, tu che sei stato sempre anticonformista e senza peli sulla lingua, tu che sei stato il Bob Dylan del calcio italiano. Sono certo che non accetterai certi ripiegamenti offerti soltanto per rispettare il tuo passato, come so che non tornerai a giocare in campi assolati pieni di dollari con i cammelli a far da raccattapalle. Tu sei Roberto Baggio, non scendi a compromessi col vile denaro e l’hai già dimostrato. Per te i valori sono altra cosa.
Il tuo strepitoso fine-carriera non ha fatto altro che aumentare i rimpianti di coloro che hanno finto di non accorgersi di te, in nome del gioco di squadra moderno e del collettivo, senza bisogno dei campioni che da soli fanno risultato. Forse è stata anche gelosia, perché gli allenatori i meriti li hanno voluti tutti per loro. Quello di oggi non è il tuo calcio ma, caparbio, hai voluto dimostrare che si possono ancora conquistare tre punti e allo stesso tempo divertire la platea. E loro, i Mister, questo lo hanno sempre saputo.

Re: a Baggio

Solo in Italia non hanno sfruttato il tesoro che hai ai piedi, nemmeno quando gli stranieri ti hanno assegnato il Pallone d’Oro e la nostra stampa storceva il naso, nemmeno quando i coreani vendevano migliaia di magliette col tuo nome nonostante fosse assente dalla lista dei ventidue. Ma lo sai, nessuno è profeta in patria.
Adesso, intelligentemente, hai scelto il momento giusto per andartene ma so già che ti mancheranno tante cose: il profumo dell’erba appena tagliata, l’odore dell’alcool canforato sui tuoi polpacci, quello dei nebbiosi spogliatoi del dopo-partita, l’ansia o il piacere di rompere il fiato dopo il calcio d’inizio, l’incoraggiamento ai tuoi compagni nel sottopassaggio prima di entrare in campo, i battiti del tuo cuore mentre ti togli la maglietta vicino la bandiera del calcio d’angolo, dopo ogni gol. E quella rete, quella rete di plastica che ogni domenica vedevi felicemente gonfiarsi dei tuoi palloni.
A me invece mancheranno le tue giocate, le tue punizioni da stropicciarsi gli occhi, la tua classe, il vederti ”sciare” con la palla ai piedi lasciando a terra tre, quattro, cinque avversari. So pure che dovrò aspettare anni per vedere un altro come te, forse non lo vedrò mai perché il calcio di oggi non è fatto per i giocolieri come te ma per i gladiatori. Mi accontenterò di rivederti in “Sfide”.
Ecco, questa lettera di ringraziamento è il mio modesto contributo per avermi regalato attimi di felicità durante la tua carriera e non importa quali colori tu abbia indossato in quei 200 gol perché gli italiani sono stati TUTTI tuoi tifosi, al di là dell’attaccamento al colore sociale. Di te ricorderò anche quel codino che svolazzava una volta a destra e una volta a sinistra, come il timone che governa le ali dell’aquila in picchiata….codino a destra: schh-tam-gol, codino a sinistra: schh-tam-gol …..
schh-tam-gol, ta-tam.….un fruscìo di capelli, il rumore di tacchetti che affondano nell’erba e che accarezzano il Dio Palla completamente ai tuoi piedi, mentre impotente ti implora “fai di me quel che vuoi”. Quel suo desiderio lo hai sempre esaudito e ci sei riuscito in modo splendido, accontentandolo spesso e volentieri, fino al principale obiettivo:… ta-tam-gol.
Da domani le tue non saranno delle semplici scarpette attaccate al chiodo, di quelle che puzzano e che magari ammuffiscono. Non emaneranno cattivi odori perché sono state usate da chi ha fatto della sua passione un esempio per i giovani, un modello di come deve essere davvero lo sport e un campione. Sanno di pulito. Sono le scarpette di Baggio, l’ultimo dei giocolieri.

schh-tam-gol…. schh-tam-gol …..ta-tam, …ta-tam-gol,

….ta-tam…ta-tam.

Grazie Roby.




Re: Re: a Baggio

Mimmo tutto ciò che hai scritto lo condivido.
Aggiungo solo questo:se è vero (e lo è) che un giocatore si vede dal coraggio,dall'altruismo e dalla fantasia,Baggio questo giocatore lo incarna appieno!
Grazie Roberto con la speranza di ritrovarti in Portogallo.


Frank

Re: Re: Re: a Baggio

Ciao, la verità a Baggio non lo conosco, e il calcio non è che mi piacia tanto, ma quello che si fa piacere è leggere quello che scrive Mimmo. A presto. Ciao a tutti. Elena

Re: Re: Re: Re: a Baggio

Bella Mimmuzzo, bella.
Marcello