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L'angolo (Radio)Tecnico

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Radio a valvole

Guardando nei vari siti di compravendita, si trovano diversi tipi di radio a valvole, di vari tipi marche e prezzi..
In base a cosa queste radio assumono valore? quali sono le più ricercate e quali vale la pena davvero comprare?

Grazie

Re: Radio a valvole

Dal punto di vista economico, ossia comprare radio per investimento, credo che nessun apparecchio valga la spesa.
Come qualsiasi altro prodotto i più valutati sono i più ricercati ma non è detto che quello che oggi vale 1000 domani incrementi il suo valore.
Per esempio negli anni scorsi si è assistito a una caccia agli apparecchi Marelli e alcuni modelli, che sembravano rarissimi, hanno spuntato prezzi molto alti rispetto a radio coeve di altre marche. Adesso, complice la recessione (ma non solo quella), si trovano in vendita a prezzi molto inferiori. Stessa cosa per gli apparecchi della Savigliano.
Forse le uniche radio a tenere il prezzo sono state le radio di regime Balilla, Rurali e Roma. Ma non è detto che anche queste si rivelino un affare. Per esempio girano diversi falsi e apparecchi manomessi o raffazonati con parti di altre radio, bisogna conoscere bene la materia.
Anche il collezionismo di apparati militari ha avuto tempi migliori.
Apparati della II guerra italiani sono stati strapagati. Adesso, seppur assai rari, si trovano a prezzi decisamente inferiori al passato. Anche le apparecchiature militari tedesche una volta rarissime e valutatissime si trovano con più facilità e a prezzi in continuo calo.

Re: Radio a valvole

Il valore come sempre e' stabilito in parte dalla rarita' del pezzo ed in altra parte dal prestigio del modello e quindi dalla sua ricercatezza presso i collezionisti.

Una radio rarissima, anche in esemplare unico, ma priva di storia ed interesse tecnico e quindi non ricercata da nessuno ha valore pari a zero. Questo e' un fatto che molti venditori su quel-noto-sito-di-aste-online stentano a capire.

Viceversa una radio popolare prodotta a catena, anche in un grandissimo numero di esemplari, la quale per ragioni estetiche, tecniche o storiche e' molto ricercata dai collezionisti puo' raggiungere elevati valori sul mercato. E' il caso citato da Maurizio delle radio del regime fascista: delle autentiche carriole elettriche con un'ebanisteria che farebbe vergognare Ikea, ma che tutti i collezionisti si sentono in dovere di possedere.

C'e' poi una particolarita', tipica di questo settore: per ragioni d'ingombro, a parita' di chassis, i modelli di piccole dimensioni (soprammobile) spuntano prezzi piu' elevati dei modelli di grandi dimensioni (consolle, da pavimento, ecc.) i quali in teoria sarebbero piu' prestigiosi. E' un curioso esempio di inversione dei prezzi. D'altro canto e' ovvio che, una volta acquistate 2-3 radio da pavimento, in casa o ci entra una quarta radio o ci entra la moglie del collezionista, per cui il mercato si satura molto rapidamente con logico calo della domanda e quindi dei prezzi.

Naturalmente esistono molti modi di pilotare e drogare il mercato, ad esempio pubblicando libri in cui si tessono lodi sperticate di alcuni marchi, si esalta la suprema rarita' di altri (magari dopo averne acquistato un paio di dozzine, da rivendere poi centellinando), e cosi' via. Si assiste cosi' al sorgere e tramontare di vere e proprie "mode" passeggere, come evidenziava anche Maurizio, con grande spreco di denaro da parte di collezionisti improvvisati e spiacevoli delusioni da parte di collezionisti ed amatori seri.

Per farsi un'idea generale, sebbene un po' statica, delle quotazioni di mercato, e' importante acquistare guide specializzate come quella pubblicata dall'italiana Antique Radio Magazine.

Concordo appieno sul fatto che se si vuole "investire" in collezionismo, le radio sono indubbiamente da lasciar perdere, soprattutto ora che siamo in fase di spegnimento dei trasmettitori e di moria dei grandi collezionisti anziani per sopraggiunti limiti d'eta'. Si farebbe prima a tirare i soldi nel gabinetto. Molto meglio rivolgersi altrove: numismatica, francobolli, ecc. (NOTA BENE: il consiglio e' disinteressato in quanto lo scrivente non e' un collezionista).